LA MIA STORIA

La mia passione per questa terra nasce sin dalla tenera età; è qui infatti che si è venuta formando negli anni la mia coscienza, si è accresciuta la conoscenza ed infine è sbocciato il mio amore per la montagna, per le “crode” che durante l’Enrosadira al tramonto cangiano mille sfumature dal grigio al rosa.

Mio padre giovane fu direttore della banca locale e grazie al suo ruolo ebbe l’opportunità di incontrare e conoscere bene la popolazione locale originaria qui da generazioni: imprenditori edili e del turismo, panettieri e idraulici, taglialegna e boscaioli e creare relazioni profonde, sane, durature, tanto che tuttora passeggiando per le vie del paese vecchio ancora incontra gli ultimi storici maestri di sci con cui intavola grandi narrazioni su eventi ed avvenimenti del passato.

La grande qualità del tessuto sociale incontrato a Sappada, che mai più incontrò nel suo girovagare la provincia da filiale e filiale, lo spinse poi a decidere di tornarci spesso e volentieri con la famiglia poiché  solo lì ritrovava quello spirito vivace, accogliente, gioioso così diverso da quanto vissuto in altri luoghi di montagna più chiusi, burberi finanche sospettosi.

SAPPADA E LA SUA STORIA

Sappada, o nel dialetto teutonico ancora in uso Plodn, deriva certamente dal fiume Piave o Plavis; Plodn sembra essere il pre-ladino di Plavis appunto; e l’intero toponimo Sappada pare derivare sostanzialmente da Zum Plavis (ossia a fianco del piave) più volte poi rielaborato.

Eccovi un estratto dal libro “Storia del Popolo Cadorino” – Ciani 1856 – pubblicato qualche anno dopo il passaggio di Sappada dalla provincia di Udine a quella di Belluno ovvero dalla Carnia al Cadore, esattamente nel 1852, elemento questo non banale per spiegare le ultime vicende geopolitiche:

Sapàda è una valle posta nell’Alpi Carniche, contermina al Comelico, non lontana dalle fonti del Piave, che per essa discorre. Dicono che negli esordi del secolo undecimo fosse ancora del tutto erma, selvaggia, disabitata, e che prime ad entrare in essa e piantarvi le stanze, fossero alcune famiglie Teutoniche, per ciò fuoriuscite di Vilgraten, valle ricca di pascoli nel vicino Tirolo, che oppresse di lavori insopportabili dai Conti cui la valle era infeudata.  Piaciutesi nel sito, intorniato di monti e di boschi, sicure quivi dall’unghie del signore a cui erano scampate, nel luogo chiamato “Hochstein” in loro dialetto, ossia “alta pietra”, erette alcune capanne di legno, vissero né primi tempi di caccia e scavando metalli; il che dimostra che non attendessero alla cura degli animali ….”

Questa breve introduzione per iniziare a capire in quale luogo ci stiamo addentrando: una vera e propria isola culturale e linguistica.

Come accennato nell’introduzione infatti, le origini della popolazione sappadina non sono né Cadorine né Carniche; sostanzialmente l‘ampia vallata in cui si stende il paese è una vera e propria arena contornata di montagne allungata tra due imbuti: ad ovest il Cadore e la provincia di Belluno e ad est la Carnia con la provincia di Udine

A nord l’Austria, ed è proprio da qui, dalla valle del Gail, in austriaco Gailtal, dal paesino di Villgraten che alcune famiglie attorno all’anno 1000 decisero di fuggire dalla tirannia dei conti locali ed incamminandosi lungo i sentieri che si allungano sotto le pendici del Monte Peralba raggiunsero dapprima l’altopiano a circa 1800mt s.l.m. ove sorgono le sorgenti del Piave per poi scendere fino alla piana dove attualmente sorge Cima Sappada (circa 1200mt s.l.m.) ed poi allargarsi a tutta la soleggiata vallata sottostante.

I sappadini hanno quindi origini austriache, parlano tuttora tra di loro una dialetto autoctono assimilabile al tedesco che viene insegnato nelle scuole primarie, e proprio per la conformazione del territorio in cui si sono insediati (quasi una clessidra al contrario …una bolla con due imbuti) e quindi per le scarse influenze ricevute, hanno mantenuto vive saldissime tradizioni.

LE TRADIZIONI

Tra queste vogliamo ricordare un’affascinante pellegrinaggio nato nel 1804 come voto per supplicare l’aiuto della Vergine contro la pestilenza che aveva colpito il bestiame e che è continuato anno dopo anno sino ai nostri giorni.

Tale cammino ripercorre al contrario le orme dei padri fondatori, partendo da Sappada, salendo verso il Monte Peralba ed il passo Sesis, scende verso la sottostante valle del Gail per arrivare appunto sino a Maria Luggau ove si trova un antico santuario mariano meta di pellegrinaggi ricorrenti nei secoli

Insieme agli abitanti di Sappada, negli ultimi anni si sono uniti gruppi provenienti da Sauris, Forni di Sopra e Ampezzo coinvolgendo diverse centinaia di persone.

Questo evento offre l’opportunità di una fantastica escursione attraverso un sentiero, che, in circa 9 ore di cammino, conduce in Austria. Il Pellegrinaggio si svolge il terzo fine settimana di settembre.

La processione parte all’alba del sabato (ore 3:30) da Cima Sappada, raggiunge le Sorgenti del Piave e il Rifugio P.F. Calvi, a qui procede verso un sottostante rifugio austriaco per poi scendere verso il Santuario, dove si giunge per le ore 13:30.  La S. Messa al Santuario si svolge la domenica mattina alle ore 8:00 e subito dopo si riparte alla volta di Sappada.

Altra tradizione caratteristica è il Carnevale (vosenòcht), momento fondamentale in cui rivivono le tradizioni locali e la cultura popolare, in cui si intrecciano ritualità e folclore, occasione di gioco, divertimento e trasgressione ed è una delle tradizioni più caratteristiche nella vita del paese.

Il Carnevale di Sappada – Plodar Vosenòcht – che si svolge tra fine gennaio e febbraio è un appuntamento molto sentito da tutti i sappadini, tanto che la realizzazione delle maschere in legno è una vera e propria arte tramandata spesso di padre in figlio. I festeggiamenti durano più giorni. Nelle tre domeniche prima della Quaresima vengono rappresentate le tre categorie dell’antica società di Sappada: i Poveri nelle dimesse maschere del Pettlàr Sunntach, i Contadini nella domenica chiamata Paurn Sunntach, e i Signori con i costumi più eleganti del Hearn Sunntach.

Come detto protagoniste assolute sono le maschere (letter): per camuffarsi completamente e non farsi riconoscere dai compaesani vengono usate maschere in legno (lòrvn) intagliate da artigiani locali e tramandate spesso di generazione in generazione. I festeggiamenti del Carnevale sappadino si svolgono come un tempo nelle tre domeniche che precedono la Quaresima, dedicate ai tre diversi ceti della società:  la “Domenica dei poveri” (pèttlar sunntach), in cui si usa vestire abiti dimessi e svolgere i lavori più umili per guadagnarsi da vivere;  la “Domenica dei contadini” (paurn sunntach) che rievoca gli antichi lavori agricoli;  la “Domenica dei signori” (hearn sunntach), espressione della classe benestante e occasione di sfoggio dei costumi più raffinati.  Le maschere indossano vestiti appropriati a seconda della domenica e inscenano situazioni divertenti in cui coinvolgono gli spettatori e le persone delle case a cui fanno visita. Tutte parlano in falsetto (goschn) per non farsi riconoscere.

Tutte le sfilate sono accompagnate dalla presenza del Rollate, la maschera simbolo di Sappada. Il volto in legno rappresenta un uomo baffuto, il costume è costituito da una veste con cappuccio in pelliccia scura e da ampi calzoni a righe. Il Rollàte porta in vita un cinturone con dei grandi campanacci in bronzo (rolln, da cui il nome) e brandisce una scopa con la quale spaventa i bambini Si tratta di un uomo del bosco con una maschera in legno per deformare e rendere irriconoscibile la voce e due grossi campanacci che non lo fanno passare inosservato. Il Rollate è molto amato dai bambini che lo sfidano a corrergli dietro e farsi rincorrere. Anche con il peso della sua pelliccia spesso ci riesce, punendoli con qualche colpo di scopa sul sedere.

LE BORGATE

La caratteristica principale dell’abitato di Sappada / Plodn è la sua suddivisione in 15 nuclei o borgate (in sappadino heivilan), disposte sul versante soleggiato della valle. Ogni borgata corrisponde presumibilmente ai masi o nuclei abitativi originari, che si susseguono a breve distanza l’una dall’altra. Nonostante il passare del tempo esse hanno conservato in larga misura il proprio aspetto originario.

Il complesso architettonico sappadino è generalmente formato da due edifici: la casa vera e propria (haus) e la stalla (schtòl) con il fienile (dille). Rustica e semplice, ma ampia e funzionale era ogni casa del borgo, costruita quasi interamente di legno secondo il sistema “Blockbau”, caratterizzato da travi sovrapposte in orizzontale, incastrate agli spigoli e poggianti su zoccolo in pietra.

Questa tipica architettura si è conservata soprattutto nella parte alta del paese, la cosiddetta “Sappada Vecchia”, e nella borgata di Cima Sappada. Altri elementi caratteristici delle borgate sono le cappelle (maindl), i crocifissi (kraize) e le fontane (trok).

LE MONTAGNE

La valle di Sappada è contornata da una corona di montagne straordinaria: ad est la guglia inconfondibile del Monte Tuglia e giù in fondo la vetta alta delle Alpi Carniche il monte Coglians (2780mt s.l.m.), a sud il Monte Siera che lancia la sua ombra sulla borgata di Cima Sappada, ad est le Terze ed a nord la sagoma del Monte Ferro che sovrasta le prime borgate cittadine.

Una fitta rete di sentieri si dipana in tutte le direzioni facendo dell’intera vallata un punto di partenza ideale per andare alla scoperta delle montagne e vallate circostanti.

Certamente la zona più frequentata e conosciuta è l’area a nordest che parte delle sorgenti del Piave, piccolo altipiano a circa 1800 metri di quota sul quale troneggia possente la figura del monte Peralba;  da qui si dipana una fitta rete di sentieri in direzioni diverse: passando per il rifugio Calvi si raggiunge il confine austriaco, verso ovest si scende in Val Visdende passando per  poderose abetaie parzialmente spazzolate via dalla tempesta Vaja diciotto mesi fa, oppure verso sud si sale al passo del mulo e giù verso i laghi d’Olbe, due specchi d’acqua meravigliosi ad oltre 2000 metri di quota, ed infine con un po’ di sforzo in più si sale ai quasi 2700 metri di quota di cima Peralba, monte sacro alla patria.

Seguendo la direzione sud  ci si infila nella stretta valle alle pendici del Monte Siera per entrare in piena Carnia verso la valle di Sauris ed il rifugio De Gasperi situato dietro le Terze che costituiscono una barriera naturale e circumnavigandole attraverso il passo Elbel si riscende verso il fiume Piave per tornare a Sappada

Spostandosi in macchina qualche chilometro ad est si arriva sotto il Monte Coglians poderosa cime delle alpi carniche a 2780mt s.l.m. e dal rifugio Tolazzi ci si inoltre verso il lago Volaia ed il confine austriaco o verso il rifugio Marinelli

Quindi Vi aspettiamo a Sappada !!!

N.B. Sono disponibile ad effettuare il trekking “Ai confini del Cielo: i Laghi d’Olbe” ed altri percorsi in zona Sappada su richiesta con almeno 4/5 persone durante il mese di giugno 2020 nelle giornate in cui non sarò impegnato ad accompagnare altri gruppi

Enrico Buttignon