Esattamente un anno fa, quando tutti noi eravamo ignari di quello che il 2020 ci avrebbe riservato, mi trovavo ad attraversare un Paese insolito, la Romania, un luogo dalle tante contraddizioni, un po’ “europeo”, un po’ “dell’est”.

Quest’avventura mi ha permesso di comprendere qualcosa in più dell’identità di questa nazione e, per chi desidera viaggiare almeno un po’ con la fantasia, eccomi qui a raccontarlo.

Un anno prima…

Attraversando gli sterminati campi incolti della Transilvania, guardo fuori dal finestrino del treno IR1746 Sighisoara-Bucaresti Nord; il costante rumore metallico delle rotaie scandisce il tempo che scorre, mentre ripercorro mentalmente a ritroso questa settimana itinerante per la Romania… Giornate frenetiche e piene si sono alternate a quelle fredde e lente, in cui i luoghi sembrava esortassero a rallentare il ritmo e a passare una sera in più a riposarsi al caldo.

Giorno 1.

Stupore alla mia prima tappa, alla vista del meraviglioso castello di Peles, frutto di 39 anni di duro lavoro da parte di oltre 400 artigiani e migliaia di operai.

Circondato da prati innevati, sembra proprio il castello delle favole.

Ma questa è solo la prima impressione! Una volta entrata, infatti, da stupita divento incredula: 160 sale, 40 bagni, tutti decorati ed arredati in maniera minuziosa e regale.

Imponenti soffitti e balconcini in legno intagliato, porte segrete, ampi saloni da ricevimento, ricche decorazioni in stile fiorentino, francese e moresco, lampadari in vetro di murano, pareti in marmo di Carrara, arcate intarsiate di madreperla, pelli dell’800 lavorate con disegni precisi che coprono intere stanze, come se fossero tappezzeria.

E ancora, un teatro, una sala della musica con arpe e pianoforti a coda, tendaggi sontuosi, ambienti in stile orientale, una stanza che espone armi elaborate provenienti da ogni parte del mondo (dalla Germania, alla Francia, dall’Italia alla Turchia, dall’Africa alla Spagna…), una biblioteca e l’elenco sarebbe ancora lungo.

La costruzione è realizzata prevalentemente in stile rinascimentale tedesco, ma le influenze di altri stili sono visibili…sembra che davvero in questo castello, residenza estiva di Carlo I, vi sia il meglio di quello che il Mondo può offrire.

Uscita dal castello di Peles, m’incammino verso il paese di Sinaia: un’atmosfera quasi ovattata intorno a me❄️, leggeri fiocchi di neve che si posano sul giaccone e sullo zaino. “Tiriamo fuori la copertura impermeabile” – penso – “che è meglio…!”. La previdenza è stata preziosa, perché nel giro di pochi minuti è arrivato un forte vento gelido, i fiocchi cadevano a raffica orizzontalmente, incanalandosi per ogni via favorevole alla loro traiettoria. Penso bene di rifugiarmi in un bar e riscaldarmi con un buon te’ caldo, mentre aspetto il treno per Brasov 🍵.

Una volta in stazione, seguo con lo sguardo un cagnolino, rimbalza come una pallina da una parte all’altra dell’atrio. Annusa un uomo con la giacca un po’ rigonfia: fa il gesto per aprire la zip e ne esce una pecorella morbida, con un fiocco rosa al collo🐑🎀. La mia faccia incuriosita e perplessa allo stesso tempo🤔. “In stazione – penso – c’è gente strana in tutto il mondo 😆 “.

È a Brasov, dove trascorrerò tre notti, fra cui il capodanno. L’Host mi aveva sconsigliato di chiamare il taxi una volta arrivata alla stazione di destinazione, per via che ha la tendenza a maggiorare il costo delle corse di meno di un km (e non solo). Ormai era buio, a Brasov ho fatto una passeggiatina fino all’alloggio di riferimento, di fronte al quale una (credo) Dacia azzurra con una scritta “Taxi” d’autore, prodotta homemade, era parcheggiata su di uno sfondo dello stesso colore, quasi fosse un quadro surrealista.

Il caldo era al di là del cancelletto. Quello che sarebbe stato il giorno dopo, tutta un’altra storia…

Giorno 2.

Apro gli occhi e dopo qualche secondo prendo coscienza di essere a Brasov…pronti via, berretta e guanti e sono per le strade! 🧤🧣

La temperatura in quei giorni oscillava da +5°C a -9°C: maglia termica e strati a cipolla erano necessari! 🌡️❄️

Con grande piacere ho scoperto che Brasov è una cittadina ben servita, organizzata e tranquillamente paragonabile ad altre città europee.

La Romania infatti è nell’Unione Europea dal 2007, ma la moneta utilizzata è ancora il leu, dal valore attuale di €0,21.

Per intenderci, mangiando nei ristoranti non turistici, di fascia media, scegliendo due portate e bevendo vino/birra o acqua tendenzialmente si spendono tra i €13-20 euro a testa, a seconda ovviamente delle pietanze scelte.

Il centro è ricco di negozi, ristoranti, hotel e caffè bohemien☕. A Brasov è possibile trovare menú alternativi e variegati, dal vegetariano al francese, ma la cucina romena tipica prevede zuppe e vellutate, stufati, carne di maiale, pollo, selvaggina, gulasch, insalate e contorni vari. Usati molto anche cipolle, fagioli, cavolo, funghi, patate e aglio (per allontanare i vampiri😉) in svariati piatti tipici e rustici 🍽️🥘🍗.

M’inoltro tra le sue vie: facciate barocche, guglie medievali, la Chiesa Nera, capolavoro gotico, spunta tra i tetti del centro di impronta astroungarica.

La cittadella è la parte storica a mio avviso più affascinante, le cinta di mura circondano la città; risalenti al XV sec, servivano per difendere la popolazione dagli attacchi dei turchi: 7 i bastioni nei punti più esposti🏰.

Passeggio lungo le mura da sud-est a sud-ovest, un vero e proprio confine tra città🏙️ e natura🏔️.

Qui il bosco comincia a prendere piede, tra gli abitanti delle zone meno frequentate dall’uomo troviamo la lince e l’orso, in aggiunta a cinghiali, volpi, caprioli.

Il Monte Tampa è lì che mi guarda, alla sua base una funivia🚠. Come non resistere?

In 3,2,1 mi ritrovo in cima, accanto alla scritta enorme, in stile hollywoodiano, di “BRASOV”. Sembra che qui il temibile Vlad Tepes Dracul, in arte Dracula, nel 1460 fece impalare una quarantina di mercanti.

II panorama da quassù ne vale la salita!

Giorno 3.

Storia e leggenda si mescolano alla vista dell’arroccato castello di Bran.

Fu costruito nel 1382 dagli abitanti di Brasov con lo scopo di difendere il passo di Bran dai turchi e dagli attacchi nemici.

🏰 Da fortezza medievale a castello reale:

dal 1918 la regione della Transilvania fu annessa alla Romania e la città di Brasov offrì simbolicamente il castello alla Regina Maria, la quale negli anni fece rinnovare gli interni. Regina molto amata, per le sue grandi doti strateghe nel corso della Prima Guerra Mondiale, tant’è che i corrispondenti di guerra della stampa francese scrissero: “Vi è solo un uomo in Romania, si tratta della Regina Maria”. Soprannominata la Regina Soldato, fu la prima donna ad essere nominata comandante di un reggimento militare romeno. Allo stesso tempo era un’ inguaribile romantica, dalla grande dote estetica, amante del teatro e della letteratura, affascinata da tutto quello in cui trovava bellezza.

Il castello di Bran passò poi in seguito alla Principessa Ileana.

👑Da castello reale a leggenda:

nel 1897 lo scrittore irlandese Bram Stoker creò Dracula, l’immortale conte della Transilvania, sulla base del temuto personaggio storico Vlad Tepes, Principe di Valacchia, nel XV sec, conosciuto per le sue severe e spietate punizioni ai fuorilegge, per questo motivo chiamato “l’Impalatore”. Un personaggio il cui carattere fu fortemente influenzato dagli assassinii del padre e del fratello e dal suicidio della prima moglie.

Di lui continueremo a parlare quando andremo a visitare il suo paese natale, Sighisoara.

📖Da leggenda a meta turistica:

la cittadina di Bran è molto vivace e all’entrata del castello vi sono numerose bancarelle che guastano un po’ l’atmosfera del luogo. L’ideale sarebbe visitare il castello di buonora, quando ancora vi è poca gente, in modo da riuscire a godersi la visita e da dedicarle il dovuto tempo.

Le viste migliori del castello rimangono quelle dalla parte del bosco o dal laghetto ghiacciato: questi scorci fanno volare con la fantasia!

Tra Brasov e Bran si trova Rasnov, fortezza costruita nel XIII sec. dai cavalieri teutonici con lo scopo di proteggere la città dalle invasioni nemiche.

Al mio arrivo mi è stata offerta la possibilità di raggiungerla con un mezzo alquanto bizzarro: una sorta di trenino turistico trainato da un trattore :) come non accettare!? 😂🚜

Arrivata in cima ed entrando a piedi dalla torre degli arcieri si mostra davanti a me una collina sulla quale si erge una vera e propria cittadella, all’interno della quale oggi vi sono alcune piccole case ristrutturate, negozi di souvenirs ed una scuola.

Curiosa la storia del pozzo che si trova all’interno delle mura fortificate. Sembra che questa fortezza sia stata inespugnabile fino al 1600 circa, quando ricevette un attacco nemico dalla tattica inusuale: consapevole del fatto che le mura fossero troppo spesse per essere assediate, il comandante G. Bathory non fece altro che aspettare all’esterno, accampandosi, finché le scorte d’acqua all’interno delle mura non sarebbero terminate. È così che le truppe all’interno della fortezza dovettero arrendersi.

“Errare è umano” ma si dice anche che “bisogna imparare dai propri errori”. Fu così che venne fatto costruire un pozzo, elemento che rese la fortezza finalmente sicura ed inespugnabile. Secondo la leggenda fu fatto costruire a due prigionieri turchi, a cui fu promessa la libertà al termine dei lavori. Ci impiegarono ben 17 anni per compiere l’impresa dello scavo di profondità di 143 metri! ⛲

Attraversando i vicoli acciottolati del borgo, proseguo fino ad arrivare alla cima della collina, da cui si può ammirare uno splendido panorama dei Carpazi! 🏔️

Giorno 4.

Nuovamente in viaggio 🚉, percorro un altro centinaio di km verso nord, ed il primo giorno del nuovo anno sono a Sighisoara (dall’ungherese “Segesvár”, in cui “vár” significa “fortificazione”).

La toponomastica è legata alla sua storia politica, infatti la regione della Transilvania faceva parte dell’Ungheria, prima di passare all’Impero astroungarico ed infine alla Romania, dopo la Prima Guerra Mondiale.

Sighisoara, patrimonio dell’UNESCO, è uno dei pochi borghi fortificati dell’est Europa ancora abitati🏰. La “cetate” (“cittadella” in rumeno) medievale si trova in cima alla collina, dove è possibile visitare la Torre dell’Orologio, costruita nel 1280, dalle mura spesse fino a 2,35m. La parte più affascinante della Torre è l’orologio stesso🕦, risalente al XVII sec e le 7 statuine di legno che rappresentano i giorni della settimana e le figure del pantheon greco-romano.

Per molti secoli la città era conosciuta per gli artigiani sassoni che costruivano e rinforzavano le fortificazioni, nonché come prospero centro mercantile.

Intorno alle mura infatti si possono notare i resti delle 14 torri erette tra il XIV ed il XVII sec, che portano ancora oggi il nome delle corporazioni addette alla loro manutenzione.

La Torre degli Orafi ad esempio difendeva uno dei punti più vulnerabili del borgo.

La Torre dei Sarti era il secondo ingresso della cittadella e veniva utilizzata come deposito di grano, armature, fucili, proiettili, e per questo, durante l’incendio del 1676🔥, venne distrutta in buona parte, per poi essere ricostruita e restaurata.

La Torre dei Funai è l’unica delle nove ancora oggi presenti ad essere abitata, al suo interno vive il custode della chiesa e del cimitero in cima alla collina⛪.

La Torre dei Calzolai 👞, risalente al 1522, fu completamente distrutta, e poi ricostruita in stile barocco. Quella dei Macellai aveva un importante ruolo nella difesa degli attacchi provenienti da ovest. Poco più avanti la Torre dei Pellicciai e quella dei Fabbri, che sembra venisse utilizzata come base dai pompieri.

A Sighisoara ci si immerge in un’atmosfera quasi spettrale💀: salendo la scala di legno coperta del 1641, di 176 gradini, si raggiunge il cimitero sulla collina che sovrasta l’intero borgo medievale.

È qui che nacque Vlad Tepes Dracul nel 1431, un personaggio storico che divenne leggenda: da Principe di Valacchia🤴 a vampiro sanguinario🧛. La sua casa natale è ben conservata ed oggi è un ristorante.

Il nome “Dracula” deriva dall’Ordine del Dragone🐲 di cui faceva parte il padre, Vlad II. Le parole “Dragone”🐉 e “Diavolo”😈 in lingua romena sono molto simili (“Drac”), ecco che Vlad l’Impalatore fu soprannominato Dracula, “Figlio del diavolo”.

Vlad fu prigioniero dei Turchi per sei anni durante la sua infanzia, ma gli eventi che lo segnarono di più furono le uccisioni del padre e del fratello maggiore.

Durante il suo regno (1448; 1456-1462; 1476) Vlad usava l’impalamento come punizione verso tutti coloro che non rispettavano la giustizia ed il valore dell’onestà. Fu nel 1459 che vendicò infatti le morti del padre e del fratello: radunò i suoi nemici facendo loro credere di voler riappacificarsi, invece li uccise in gran parte e li fece impalare, mentre costrinse i rimanenti a costruire il palazzo fortificato di Poienari.

Altro evento che fece molto scalpore fu quando invitò ad una festa i mendicanti: li fece banchettare, danzare e divertire come mai avevano fatto nella loro vita, e a fine serata domandò loro se volessero essere sollevati dalla loro precaria condizione sociale. Domanda a cui gli invitati risposero affermativamente. Ecco che Vlad li fece bruciare tutti🔥, affinché non dovessero più soffrire.

Vlad fu prigioniero dei Turchi per diversi anni, ma la vera battaglia contro di loro iniziò nel 1459, quando rifiutò di pagare una richiesta di tributo: egli cominciò a fare fissare i turbanti con un chiodo sulle loro teste perché non volevano scoprirsi il capo, come vietato dalla loro religione👳.

Vlad fu ucciso in una cospirazione nel 1475. Venne seppellito al monastero di Snagov, mentre la testa fu portata dai turchi a Costantinopoli. In realtà il corpo non fu mai trovato a seguito di ricerche archeologiche del 1930. Tutt’oggi rimane un mistero…

Giorno 5.

Prendo un taxi per Biertan 🚕, ridente cittadina della Transilvania, consigliata dalle guide e dai locali per la sua chiesa fortificata🏰, patrimonio dell’ UNESCO, e per essere l’ambientazione del film “The Nun”.

Al mio arrivo trovo un luogo dimenticato dal tempo⏳. L’asfalto lascia spazio alle strade sterrate, accanto alle case trascurate vi sono delle macchine agricole risalenti circa agli anni ’80🚜, che gli abitanti utilizzano per curare i campi vicini nella bella stagione👩‍🌾. Le finestre delle abitazioni chiuse, poche anime in giro per il paese.

Mi dirigo verso l’imponente fortezza, dallo stile tardo-gotico, che si può visitare alla modica cifra di pochi euro. Varcata la soglia della cattedrale, si notano gli interni quasi interamente rivestiti e arredati in legno. ⛪

Guardo verso l’alto e supero i drappi sgualciti e sbiaditi che pendono dal soffitto, percorro la navata fino alla sacrestia, dove un tempo venivano custoditi i tesori della chiesa🗝️: la chiusura di questa incredibile porta è formata da ben 19 serrature in un unico meccanismo.

Rimango a bocca aperta e capisco perché vinse il primo premio all’Esposizione Universale di Parigi del 1899!

Nel cortile esterno vi sono tre cerchi concentrici di mura difensive, dove si trovano 9 torri e bastioni🛡️. La “Torre della Prigione” cattura la mia attenzione: non una vera e propria torre, ma piuttosto una stanza dal soffitto basso, che veniva utilizzata per rinchiudere le coppie che volevano separarsi. I coniugi dovevano trascorrere almeno una settimana al suo interno, condividendo un solo letto, una coperta, una sedia, un tavolo, un cucchiaio e così via. Lo scopo era quello di riavvicinare i coniugi. In effetti sembra che funzionasse: in 300 anni in cui Biertan fu sede vescovile solo una coppia confermò l’intenzione di divorziare.

Nel corso del Novecento la quasi totalità dei Sassoni fu costretta ad espatriare. Tutt’oggi in inverno la maggioranza degli abitanti si trova nelle grandi città per lavoro. Biertan è letteralmente chiusa. Rimane per la strada solo qualche rom. Lungo la strada del ritorno, sorpassiamo una carrozza a cavallo… E faccio ritorno agli anni 2000…🔮🧙

Giorno 6.

Il principio e la fine del mio viaggio itinerante per la Romania convergono nella capitale, Bucarest, dove ho alloggiato solo per un paio di notti.

Le percezioni che si hanno passeggiando per il centro confermano esattamente la storia di questo luogo: dei grandi edifici neoclassici che sorsero all’inizio del XX sec. si ha oggi solo che qualche ricordo, a causa dei bombardamenti della II Guerra Mondiale e dei terremoti del 1940 e del 1977 che misero in ginocchio la città.

Oggi si notano principalmente grandi e decadenti casermoni che furono costruiti in epoca comunista dall’allora dittatore Nicolae Ceausescu. La sua ricostruzione della città negli anni ’80, frutto della sua megalomania dittatoriale, culminò con il gigantesco Palazzo del Parlamento, il secondo edificio al mondo per dimensioni, dopo il Pentagono.

Le bellezze storico artistiche furono cancellate per sempre per lasciare spazio a questi nuovi edifici e condomini, ad eccezione delle piccole e splendide chiese ortodosse del XVII e XVIII sec., appartate in angoli nascosti della città, miracolosamente risparmiate al progetto di demolizione e ricostruzione.

Il centro Lipscani è vivace e ristrutturato, pullula di locali in fermento nel fine settimana. Il mio sabato sera è stato trascorso a Caru’ cu Bere, la birreria più antica di Bucarest, costruita nel 1888, dove organizzano spettacoli di danze e canti tradizionali.

Ciò che mi ha più colpito di Bucarest è il contrasto di ricchi palazzi, come quelli di proprietà delle banche o dello stato, con i casermoni comunisti onnipresenti in tutta la città e le meravigliose chiesette sopravvissute al folle progetto di ricostruzione.

Aver potuto visitare anche i musei e passeggiare nei bei parchi avrebbe probabilmente dato una svolta a questa visita, ma il poco tempo a disposizione ha permesso di farmi solo una prima impressione di quello che è oggi Bucarest.

Laurenzia Pellegrini