Ero stata in Marocco per la prima volta tre anni fa: avevo visitato Marrakech, il meraviglioso sito e patrimonio dell’Unesco Hai Ben Haddou, il primo deserto roccioso di Zagora e le spettacolari ed immense scogliere rosse di Legzira.

Essendo rimasta incantata dai molteplici aspetti di questo Paese, ma soprattutto rapita dal cielo infinitamente stellato del deserto, mi ero promessa che prima o poi sarei ritornata, facendo tappa nelle dune sabbiose dell’Erg Chebbi di Merzouga, alle ripide Gole del Todra e a Chefchouen, la magica città azzurra del Nord.

Il senso di libertà e di immensità che infonde il cielo del Marocco è difficile da trovare altrove: vuoi per la cultura così differente dalla nostra, che incuriosisce e allo stesso tempo spesso spiazza, lasciandoci senza parole, vuoi per i meravigliosi paesaggi del deserto che si tingono del color del fuoco all’alba e al tramonto o per quelli color pastello quando la luce è più tenue, vuoi per la fitta pioggia dorata di stelle che letteralmente bombarda i nostri sogni durante la notte, o per la più che piacevole compagnia dei locali…insomma, è davvero un viaggio che consiglio e di cui vi parlerò molto volentieri anche prossimamente, con altre foto scattate con la mia fedele Reflex.

Questa volta ho viaggiato insieme ai miei 3 compagni in una confortevole jeep da Fez a Merzouga il primo giorno, da Merzouga alle Gole del Todra il secondo, per poi ritornare a Fez il terzo. Il quarto giorno abbiamo raggiunto in autonomia Chefchaouen, la città azzurra, dove abbiamo trascorso gli ultimi giorni di questa meravigliosa avventura!

Ma cominciamo dalla prima tappa….
L’arrivo a Merzouga è stato un’emozione unica: le dune del Sahara non possono che sorprendere e meravigliare non appena le si intravede in lontananza; quando ci si trova immersi nelle varie tonalità del giallo (“sfran” in lingua berbera) sembra di essere in un sogno.

Tutt’intorno sabbia, sabbia e ancora sabbia, che cambia tonalità in base alla luce del sole. Si è splendidamente immersi in un luogo in cui si riesce a vedere addirittura l’orizzonte, continuamente, da ogni parte si rivolga lo sguardo.. ci si trova liberati da ogni impedimento visivo: strutture e costruzioni, traffico, semafori, strade…
Di fronte solo tanto spazio che finalmente si riesce a riempire come si desidera, con le proprie idee, pensieri, riflessioni, con le persone con cui si condivide il momento, confrontandosi positivamente con i veri abitanti del luogo: i berberi del deserto .

Tornare all’essenziale è ciò che aiuta a ritrovare la propria posizione nel Mondo, in una realtà quotidiana in cui siamo continuamente sollecitati da notizie, pubblicità, lavoro, oggetti che non ci servono…

Il deserto è un ritorno ancestrale verso se’ stessi, un luogo in cui non si hanno distrazioni ed in cui ci si riesce a mettere profondamente in contatto con la realtà che ci circonda.

Siamo stati molto fortunati durante questo viaggio, il cielo era uno spettacolo: si vedeva in modo limpido, oso dire, ogni stella esistente, la via lattea, ed addirittura abbiamo assistito per la prima volta nella nostra vita al sorgere della luna piena dalle dune.

Il giorno seguente ci siamo svegliati presto per cominciare la giornata con il sorgere del sole e poter praticare un po’ di sano sandboard (sì, è esattamente quello che pensate…Snowboard ma sulla sabbia!!) e per dedicarci ad un piacevole trekking su dromedario in mezzo al più totale silenzio.

Ma c’è troppo da raccontare… Le prossime considerazioni, con le successive tappe, nelle prossime newsletter…

Laurenzia Pellegrini