GIORNO 01: SICILIA TERRA DI MARE, SOLE, CALORE

Oggi…primo giorno di Magna Via Francigena l’entroterra palermitano si presentava così…spolverato di bianco, temperature in picchiata e vento teso da nordest

Ed allora a Piana degli Albanesi: non resta altro che gustarsi il cannolo più buono di Sicilia e leccarsi le dita

E poi via a salire verso portella S.Agata e giù verso valle; se si volesse usare un aggettivo per descrivere questo giorno userei il termine….cangiante

Ho visto cieli grigio plumbei trasformarsi in azzurro intenso, ho sentito la neve pungente, il sole che scotta e il vento che asciuga e penetra, ho contemplato decine e decine di verdi diversi cambiare tonalità con il viaggiare veloce delle nuvole e finalmente sono arrivato a Corleone.

Ma dormo a Prizzi, un paesino a 1044 metri che si lancia verso il cielo arrampicandosi casa dopo casa sullo sperone che sovrasta la piana omonima.

E poi il rifugio da cui scrivo, uno scrigno…quanta sontuosa bellezza

GIORNO 02: ADDENTRARSI NEL CUORE DELLA SICILIA

Corleone, paese de “Il Padrino”, della figura di Vito Corleone, paese abbondante di barocco, paese delle cento chiese, incastonato tra rocce sfibrate, dedalo di “vaneddre” ossia viuzze, vicoli, stradine lastricate dove le macchine limano i muri

Da qui la partenza odierna, seconda tappa della MVF; si sale alla chiesa di S.Maria del Malopasso e da lì inizia il cammino verso gli altipiani di Prizzi

La strada asfaltata sale costante, davanti a me inconfondibile il profilo del Cozzo Spolentino.

Passo dopo passo lo contemplo in diverse visioni ed è proprio vero che ciò che vedi ad ogni passo non è mai lo stesso:  è fondamentale accogliere ogni nuovo punto di vista.

Sul passo mi viene incontro una vacca nera, dietro a lei un anziano pastore moderno con la sua Punto bianca come mezzo di trasporto; mi urla qualcosa ma tra la mascherina il vento e il dialetto sicano poco capisco.

Si agita si avvicina ed alla fine intuisco: devo convincere la splendida bestia a fare retromarcia, ha preso la strada opposta alla stalla e lui con la sua Punto bianca non riesce a fermarla.

Allora mi sbraccio, allargo i bastoncini, urlo corro e la vacca ritorna sui suoi passi e da lì si apre un panorama mozzafiato: la piana sottostante Prizzi, le rocche di San Felice, le 5 torri siciliane, il lago sbrilluccicante.

Mi volto indietro e cosa vedo…i lastoni di Formin dei Sicani;  sorrido…che meraviglia!!

Ed eccomi alla base della salita, gli ultimi 300 mt di dislivello per salire all’inespugnabile Prizzi, un gioiello dall’anima greca.

GIORNO 03: PENSIERI ALLA RINFUSA

Terza tappa di questa Magna Via Francigena, pensieri alla rinfusa che si affastellano.

Il cielo è più terso che mai, il vento si è quasi affrancato, rimane quell‘aria frizzante che il mattino quando esci dalla porta ti regala uno schiaffo di vita.

Da Prizzi non si può che scendere, l’hanno costruita apposta sin sulla cima dello sperone verticale a sud per difendersi dagli attacchi nemici.

Tra le “vannedre” ancora silenziose imbocchiamo la trazzera che ci porta verso la Riserva di Monte Carcaci ed è bellissimo, nessuno all’intorno.

Pozzanghere ancora ghiacciate, ringrazio allora i miei preziosi scarponi:  acqua, fango, ghiaccio, guadi, neve, vento, una morbida fortezza neanche una goccia.

Lecci, Pini marittimi, Roverelle con le foglie tra il verde ed il marrone ancora sugli alberi, qualche falchetto che si diverte a giocare in aria.

Penso all’uso delle parole, arrivando sin qui ho incontrato sparsi tra contrade abbandonate e campi di frumento i cosiddetti Parchi Eolici; personalmente quando visualizzo il significato della termine parco…beh…penso al Parco Naturale …al Parco dove giocavo da bambino…al Parco Forestale di una grande Villa Nobiliare…tutte immagini che portano a pensare al bello …ecco un Parco Eolico non è nulla di tutto ciò, non è un Parco…utile lo sarà anche ma è tutto tranne che un Parco.

Poniamo attenzione alle parole, a come le usiamo ed a come le usano gli altri.

Scollino presso contrada Colobrio e risalgo al borgo abbandonato ed affascinante di Riena ed allungando lo sguardo all’ultimo orizzonte miro una figura conica ed innevata…non sarà mica “A Muntagna“…mi dico …ed è proprio lei…lì almeno un centinaio e più chilometri ad est.

Svetta possente l’Etna il vulcano attivo più alto d’Europa…é ipnotico anche da così lontano.

Ci sono passi talmente intrisi del contatto con la terra che calpesto/cammino che la ritmica del movimento guida tutto il corpo senza la nostra consapevolezza: sei proiettato e finanche catapultato nello spazio attorno tanto da esserne parte e poi ti fermi ti scuoti ti ritrovi, le gambe, le braccia, la fronte sudata muscoli tesi e ti percepisci nuovamente

La discesa verso Castronovo è volitivamente lenta per godere della libertà di una mente vuota ed eccoci arrivati…Francesca ci aspetta…e sarà grande accoglienza

GIORNO 04: DARSI TEMPO PER L’INCONTRO

Piazza di Castronovo, nel cuore del rabato

Seduto sulla panchina davanti a me un calcetto, più che giocarci lo usano come luogo d’incontro quasi un totem.

La piazza luogo di incontro, ecco l’incontro, il cammino per me è luogo di incontro, chi lo dice che un luogo deve avere confini: un luogo può espandersi o contrarsi, come l’Universo, come un buco nero.  Noi quaggiù cosa ne sappiamo.

Il mio cammino qui in una terra sicula verde e lieve è un luogo che nasce lunedi e termina domenica e si colora ogni giorno di incontri, perché le vibrazioni nascono lì.

GIORNO 05: MIGLIAIA DI PASSI

La determinazione era assoluta, le gambe allenate da un’ottantina di km e riposate da un giorno di defaticamento.

Sveglia prima dell’alba, luce fioca dalla vetrata della cucina che da sulla valle, lo zaino quasi pronto dalla sera prima.

Mi lavo il viso con dodici manciate di acqua fredda, la crostata di susine di Casa Paradiso mi aspetta, nonostante voglia partire presto rallento e me la gusto.

Poi via, lavo i denti, chiudo lo zaino, allaccio gli scarponi, sorrido dentro di me…sono addirittura in anticipo, la luce cresce l’alba è prossima.

Scendo per trazzere inerbite ed intrise della rugiada del mattino, arrivo alle grotte di Capelvenere con una luce effimera e d’improvviso ecco il sole sorgere sontuoso da dietro i monti.

Sorrido, alzo le frequenze e poi inizio a salire verso Cammarata, incontro Salvuccio e le sue quaranta manze Charolais bellissime…una bestia arriva a pesare 10 quintali ed il toro quindici….dei veri monumenti; la strada si inerpica, svolta, scende e si illumina di verde sul ripido attacco della salita verso il paese, scalo le marce e continuo a buon ritmo, sto scaldando il motore.

Ed eccomi in cima…caffe e cannolo al bar Sicilia…sono appena passate le nove, San Giovanni Gemini è superata e giù a picco verso la statale, al passaggio a livello un pastore ed il suo gregge attraversano rumorosi e festanti i binari…una scena bellissima.

La strada riprende a salire vertiginosamente verso Acquaviva Platani…rallento …ma al primo falsopiano rilancio deciso, mi sento bene, le gambe girano e poi come diceva quell’ultratrailer…sono tre le cose che contano : la testa, la testa e poi la testa.

Eccomi a bere due birre nella piazzetta, il sole viene offuscato dalle nuvole ed allora per non raffreddarmi riparto, sono ampiamente in tabella di marcia, scollino e davanti a me in lontananza ma non troppo il mitico “dente” di 820mt che sovrasta Sutera, prendo a sinistra…le indicazioni non sono chiarissime …ma tra cartina e view ranger la direzione è limpida.

Qualche foto ed eccolo davanti a me Cozzo San Paolino …mi dico è già mio. Mezzo pane cunzato e due sorsi di vino rosso, dieci minuti per me a contemplare ed assaporarmi la cavalcata di una trentina di chilometri ed alle due e rotti attacco tornanti verso Sutera e poi su la scalinata infinita fino in cima:  panorama maestoso, ne valeva la pena.

Scendo dentro il rabato in decadenza ed arrivo alla piazza; il prete del luogo mi chiede da dove vengo ed io gli chiedo quanti abitanti fa Sutera : 1300 di cui 800 vecchi. In piazza altra birra relax, “birra dello stretto” il marchio creato dai lavoratori della birra Messina dopo l’acquisto del marchio da parte di Heineken e la chiusura dello stabilimento, è buona due volte.

Osservo il lento movimento in essere ed a mia volta sono osservato, scrutato, mi diverte essere qui; lungo la via Ayo un marocchino che non parla italiano ma dalla terrazza fa scendere un sacchetto con mela pera arancio e biscotti, ringrazio mangio la pera il resto glielo lascio e poi giù verso Campofranco ed oltre …il villaggio Faina …un nome un programma

Missione compiuta: 40 chilometri di bellezza ..sono contento !! Giornata tutta centrata sul passo dopo passo, il piacere del cammino , ì muscoli che vibrano, il corpo che reagisce, gli occhi che guardano avanti, la strada.

GIORNO 06: ED OGGI NON SI CAMMINA DA SOLI

Condivido questa tappa con Nicolo e Carmelina: 8.30 puntualissimi zaino in spalla e bastoncini ben stretti al polso si parte.

Lasciamo le viuzze e saliamo su in alto in cima al paese; Nicolò mi racconta del suo amore per il camminare scoppiato quattro anni fa, del  desiderio di testimoniarlo camminando lui stesso ed offrendosi per dare una concreta mano a questo tracciato/progetto:  ridipingere i segnali scoloriti, accogliere e raccontare Racalmuto ai camminanti, incastonare le piastrelle segnavia nei centri dei paesi.

Eccoci al bivio…dietro ancora Sutera abbarbicata al Cozzo San Paolino e di fianco la Rocca Spaccata…di cui si dice che la notte si chiuda; decidiamo di provare a scendere la variante estiva nonostante le piogge delle settimane scorse…vogliamo vedere con i nostri occhi se non si può passare.  Carmelina mi racconta del cammino portoghese della sua Magna Via Francigena, del suo amore per il trekking, è un po’ preoccupata perché è fuori allenamento ma il suo entusiasmo è straripante.

La vallata del monte Conca è letteralmente paradisiaca, una bellezza da mozzare il fiato; pochi segnali…siamo dubbiosi …ma continuiamo…ed ecco un segnale e lí… il torrente Gallo d’Oro, sembra il nome di un formaggio o la pubblicità di uno di quei locali tipo chicken&chips da 280 posti a sedere.

Il torrente è carico, melmoso, fluido, quasi minaccioso; limo ocreabeige che risucchia lo scarpone, mi avvicino prudente…allungo il bastoncino ci sono oltre 60cm di acqua e sotto melma densa; getto un sasso …non voglio arrendermi, aspetto, valuto, considero, studio, analizzo e poi si decide di fare marcia indietro.

E niente ….ancora una volta lo ritrovo …ritrovo la verità che ogni punto di vista è diverso e ti arricchisce di altro:  il panorama a salire è completamente diverso da quanto visto a scendere.

Siamo in cima …ci riposiamo un pò e via lungo la trazzera tra mandorli olivi e campi sin giù al ponte romano crollato, una vecchia provinciale sgangherata ed eccoci in statale

Qualcuno ci fa un fischio, ci giriamo …raccoglitori di arance …ce ne lanciano una mezza dozzina, le spelliamo con dovizia ed impazienza e le mordiamo festanti.

Poi la salita infinita verso Milena …ci perdiamo a tre quarti salita seguendo ciascuno il suo passo e ci ritroviamo in piazza al bar Palumbo per birra e cannolo e poi via …non voglio arrivare tardi a Racalmuto …voglio godermi un pò il paese. Salgo a ritmi pieni sulla cresta che vortica, si avvita e finalmente tocca la cima : il panorama è di nuovo imponente.

Rocce di salgemma spuntano tra l’erba e la terra rossa, Racalmuto terra di zolfatari salinari e la grande penna di Leonardo Sciascia.

Ho guadagnato tempo con il ritmo di salita ed allora mi fermo sul prato, mi immergo in questo silenzio nei suoi colori.

Un casolare abbandonato riempie lo spazio e lo esalta …respiro sempre più lentamente; riparto… la discesa è un giubilo di giochi di luci, di un sole basso all’orizzonte, muovo le gambe piano, in piena consapevolezza …è uno scendere lento.

Racalmuto oramai è lì, risalgo… il cimitero è serrato, scatto una foto ad un busto… deve essere stato un tipo carismatico.

Sono finalmente in paese, mi fiondo in doccia e poi eccomi con Nicolo che con passione dedizione e conoscenza mi fa ammirare ed apprezzare la bellezza di questo paesone.

Osservo la statua di Sciascia a grandezza naturale posta nel mezzo del marciapiede, mi pare una scelta centratissima, Lui con la sua sigaretta ed il suo passo attento.

Nicolo mi racconta di un professore universitario polacco che dopo esserci stato in vacanza si è comperato un appartamento, il castello parzialmente restaurato, la monumentale e umile fontana dei nove cannoli : Racalmuto nonostante tutto è viva.

L’imponente scalinata che sale al Santuario di Maria SS del Monte e della tradizione che vuole che venga salito a cavallo, delle disfide tra i giovani da marito nella festa di Luglio.

Quanta storia intrisa in questi palazzi in questi scalinirocce levigati, la si percepisce, rileggo alcune frasi di Sciascia poste nei luoghi simbolo e poi risalgo in via Trinacria …non è un caso.

Domani si giunge a destinazione

GIORNO 07: L’ARRIVO

Racalmuto è silente vuota e bellissima alle 7.18 di questa domenica di Febbraio, le strade lastricate vuote di presenze umane si esprimono al meglio con le prime luci del mattino.

Passo a riguardare la statua a grandezza naturale di Sciascia …lui con la sigaretta ed io con lo zaino, poi su verso Grotte e lungo la via all’uscita dal centro storico una fenomenale veduta del paese ai miei piedi a cui hanno voluto affiancare un splendida frase della sua penna di punta.

Il cammino prosegue lineare, qualche dolorino alla gamba ma nulla che non si possa aggiustare, la cima delle colline è sommersa nelle nuvole ed allora scendo dritto per dritto all’osservatorio astronomico.

L’ultimo giorno è un pò come l’altra faccia del primo: il primo parti senza sapere cosa aspettarti ma con le emozioni che ti sei costruito pianificando il viaggi, l’ultimo hai addosso le potenti emozioni di una settimana di cammino, i primi dolori, gli acciacchi e non sai cosa aspettarti dal rientro a casa.

Comitini la raggiungo al volo scendendo al Cafe Centrale, una volante mi fa cenno di alzarmi la mascherina, lì saluto e ringrazio …continuo di gran lena.

Ho muscoli tonici che invitano ad andare avanti, Aragona è li davanti da risalire ed eccomi arrivato : il castello nobiliare ha 365 stanze una per ogni giorno dell’anno…meeenchia !!!

I polpacci si stanno infastidendo, mi perdo tra le vie del paesone e ne esco direzione Joppolo, scendo piano per strade improbbbbbabili ed eccomi all’attacco del sentiero che risale ed arrivo alla piazza che mi accoglie.

Sono provato alle gambe ed entusiasta di “essere” qui : panchina, mi siedo, tolgo lo zaino e mi rilasso con una Peroni.

Centosessanta chilometri sono andati ed io ho ritrovato il mio centro

Ogni meta è già ripartenza

 …siete pronti a camminare con noi ed a vivere queste fantastiche esperienze ?

Enrico Buttignon