Aethalia (scintilla) così i navigatori Greci denominarono secoli fa la più grande delle isole dell’arcipelago toscano, quella che oggi noi chiamiamo Isola d’Elba. Risale fino a quei tempi la storia di questa meravigliosa perla del Mediterraneo.

Pensando all’Elba ci viene in mente subito il fantastico mare che la circonda, il verde della macchia mediterranea che l’avvolge, le sue stupende spiagge con le mille insenature che la rendono unica e naturalmente anche Napoleone, nonostante abbia risieduto nell’isola per meno di un anno.

Il nome datole dai greci fa riferimento ai fuochi che si potevano vedere dal mare, mentre si veleggiava nei pressi dell’isola, questo era dovuto alla grande operosità dei popoli che la abitavano, intenti nello sfruttare ricchezza di minerali del sottosuolo elbano.

Questa particolarità si nota molto bene anche quando si attraversa l’isola a piedi, magari seguendo la Grande Traversata Elbana, il famoso GTE. Ci si accorge del cambiamento della conformazione del terreno, fatto di rocce metamorfiche ferrose, sedimentarie per arrivare fino ai graniti della parte ovest dell’isola. Principalmente furono il ferro ed il granito i due materiali più ricercati sull’isola e in mare. Esistono infatti anche resti di cave di granito lungo le coste, proprio al limite del mare. La maggior parte delle colonne che impreziosiscono Piazza dei Miracoli sono state modellate dai valenti scalpellini di San Piero (borgo del comune di Campo nell’Elba).

La magnetite è un minerale molto denso, infatti ha un peso specifico 8 volte superiore all’acqua, inoltre è il minerale ferroso con il più alto tenore di ferro e di conseguenza con le più intense proprietà magnetiche esistente in natura.

Il giacimento di magnetite di queste miniere è il più grande d’Europa!

Pare che proprio nei pressi di punta calamita siano affondate molte navi di epoca romana e ancor fino al medioevo, proprio a causa di questa roccia che faceva impazzire le bussole e, con visibilità ridotta, ha portato a molte sciagure navali.

La storia tramanda anche di altri fiorenti commerci.

“L’Isola del vino buono”

…diceva Plinio il Vecchio. Ecco quindi che fiorì un intenso traffico di navi cariche di anfore: molte sono conservate nei Musei Archeologici di Portoferraio e Marciana, e, insieme a sorprendenti reperti restituiti dal mare, raccontano tutta la storia della navigazione antica.

Nei golfi più suggestivi sorsero le grandiose ville patrizie della Linguella, delle Grotte e di Capo Castello, oggi come allora luoghi di letizia. Infatti anche oggi l’Elba fa parlare di se per gli ottimi vini, prodotti grazie al sapiente recupero di antiche viti autoctone, il tutto trasformato grazie alle sapienti tecniche moderne di vinificazione, non senza ricordarsi del passato dal quale l’isola ha tratto la sua fortuna!

E’ sempre emozionante vedere lo stupore delle persone che la visitano, senza averne mai sentito parlare, e che restano affascinati dal suo carattere selvaggio rimanendone innamorati!

Se poi la si visita nel periodo primaverile, si possono incontrare molte specie di fiori e piante nell’attimo della fioritura. La macchia mediterranea è caratterizzata da piante di ginestra, con i caratteristici fiori gialli, dal lentisco, con le sue bacche rosse simili al pepe, dal corbezzolo, e il cisto.

Proprio l’ultima volta che sono stato sull’isola la fioritura del cisto era appena terminata e le piante erano ricoperte da piccoli batuffoli di schiuma bianca. Ho così potuto spiegare ai miei accompagnati che si trattava della schiuma delle larve di un insetto comunemente detto Sputacchina (Philaenus spumarius)

La fauna locale presenta una grande abbondanza di cinghiali e mufloni. Quest’ultimi non sono difficili da incontrare, anche se si mantengono a debita distanza. I cinghiali invece è meglio non incontrarli troppo da vicino! Durante uno dei sopralluoghi svolti in loco mi ricordo di averne incontrata una famigliola proprio a lato del sentiero…per fortuna anche queste bestie generalmente prendono la via della macchia piuttosto che caricare, ma non si sa mai, è meglio limitare i danni e, nel caso li si incontrasse, muoversi lentamente ed evitare di fare schiamazzi e peggiorare la situazione.

L’isola d’Elba ci è entrata nel cuore e ci ha lasciato il segno; è una meta che proporremo ancora in futuro tra le nostre destinazioni trekking!

Matteo Aielli