Dal Parco Alto Garda Bresciano alle Pendici del Monte Baldo alla storica ed emblematica penisola di Sirmione
Parlare di Sirmione è facile quanto difficile: ricca di bellezze storiche e naturalistiche, potete trovare pagine e pagine già scritte e spunti da approfondire…ma allo stesso tempo è effimera ed è complesso poter rendere l’idea delle sensazioni che trasmette al viaggiatore.
Sirmione è bella in tutte le stagioni, ma non nego che in primavera ed in autunno è ancora più magica e autentica: cogliere certe atmosfere, soffermarsi a contemplare i tronchi degli ulivi, carichi di anni, le onde che accarezzano ora dolcemente poi fragorosamente le spiagge assetate dopo un colpo improvviso di vento, scendere per sentieri e borghetti silenziosi, ammirare la sua conformazione dall’alto da uno dei monti vicini, come fosse un dardo scoccato nel profondo del lago, fa bene all’anima.
Etrusca o romana, bizantina o longobarda, veneta o, finalmente italiana, Sirmione è stata sempre, soprattutto, sé stessa: la Perla del Garda, la “venusta Sirmio” di Catullo, il “fiore delle penisole” di Carducci. Tutti vi sono passati con le armi in pugno in cerca di gloria, ma in realtà è fortunato chi vi arriva dal lago, che di Sirmione coglie l’aspetto più sincero: rocce rosate, argentei ulivi, colonne perdute della Villa Romana. Un luogo dove la dolcezza del clima e le sfumature nel cielo ricreano un’atmosfera di felice e antica innocenza.
Paese di pescatori e contadini prima, dove i protagonisti per molti secoli sono state le vele e le barche ormeggiate, cariche di reti, e le distese di campi di viti ed olivi; meta turistica poi: dopo una lenta e progressiva metamorfosi data da numerosi sforzi e studi sulla fonte termale che sgorga dal fondale del lago, i Sirmionesi hanno saputo intrecciare le proprie arti e tradizioni secolari con quelle nuove apprese dell’accoglienza del visitatore.
Tra le sue tante bellezze, spiccano sicuramente il possente castello scaligero ed i resti della Villa Romana situata sulla punta estrema della penisola.
All’entrata del centro storico troviamo per prima l’imponente rocca: l’opera di muratura, grandiosa e solida, ne ha permesso la perfetta conservazione nel tempo. Sia dall’interno che dall’esterno si possono ammirare le mura che, pur battute dalle onde del lago, resistono da secoli magnificamente. Venne ricostruito nel XV sec., quando la Repubblica Veneta impose agli Scaligeri la perfetta ricostruzione dei fortilizi in cambio del mantenimento del feudo.
Sul portale d’ingresso vi erano scolpiti su pietra tre stemmi, tra cui quello della Città di Verona che fu cancellato quando Sirmione passò alla provincia di Brescia. Un simpatico aneddoto racconta che nel 1816 i Sirmionesi dovevano decidere se rimanere veronesi o diventare bresciani. La maggior parte della popolazione in quel tempo era formata da gente che viveva nei campi. Per raggiungere il settimanale mercato di Verona, situato ad est, contadini e bestiame, sia all’andata che al ritorno avrebbero continuato ad avere il sole in faccia. Scegliendo Brescia, ad ovest, questo inconveniente sarebbe stato invece eliminato…!
Passeggiando dall’istmo più alto della penisola, visitando la chiesetta Medievale di San Pietro in Mavino, e proseguendo verso nord si arriva sulla punta della penisola di Sirmione, all’interno di un vasto uliveto: qui sorgono i resti della Villa Romana, chiamata da secoli “Grotte di Catullo”, sito archeologico più grande del nord Italia e tradizionalmente attribuita al poeta Catullo.
Il personaggio storico più famoso e anche il più ignorato, quello che ha rilanciato Sirmione sotto il profilo archeologico, è stato Napoleone Bonaparte: nel 1797 il Generale è in viaggio da Milano a Passariano per firmare il trattato di Campoformio, il 23 Agosto sosta a Sirmione “per rendere omaggio a Catullo”. Volle festeggiare il poeta con un pellegrinaggio alle Grotte e con un grandioso banchetto ai quali parteciparono le principali autorità di Sirmione; invitò tutti a brindare contro la guerra perché non profanasse più tali deliziosi luoghi.
Anche la simbologia è importante: lo stemma del comune di Sirmione è rappresentato da un Grifone alato ad artigli protesi su campo rosso, che da’ anche il nome ad un piccolo albergo a conduzione famigliare che si trova incastonato tra il castello ed il lago, da cui partiranno le nostre avventure in questa meravigliosa terra nel mese di Ottobre 2021.
Ovviamente Sirmione non si esaurisce qui…
E’ sempre stato da questo luogo che ho iniziato ad esplorare i dintorni del lago di Garda: ho cercato angoli e vedute da cui potevo ammirarne l’immensità dall’alto, come se avessi la necessità di abbracciare l’intero lago in un solo sguardo, comprendendone le sfaccettature, le caratteristiche storiche e naturalistiche.
Ed è così che mi sono innamorata del Parco Alto Garda Bresciano o ancora, del meraviglioso mondo del Monte Baldo.
Il Lago di Garda, come sapete, si divide tra Veneto, Lombardia e Trentino.
Il Parco Alto Garda Bresciano è localizzato ad ovest, nella parte lombarda, ed è un territorio che si estende per oltre 38.000 ettari, compreso fra i centri abitati di Salò e Limone sul Garda. All’interno della riserva si susseguono panorami di eccezionale varietà, dovuta ai forti contrasti altimetrici che caratterizzano l’area protetta. Atmosfere alpine e lacustri si alternano, regalando scenari mozzafiato dalla fascia costiera del lago all’entroterra montuoso. L’intera area è percorsa da un vasto reticolo di sentieri e strade panoramiche che attraversano uliveti e boschi, limonaie e foreste di latifoglie, valli, terrazzamenti, dolci colline e promontori strapiombanti.
E’ in questa area di rilievo che cammineremo insieme, nello specifico in un’area ulteriormente tutelata all’interno del Parco, il Sito di Interesse Comunitario (SIC) Monte Cas-Cima di Color.
E’ qui infatti che sorge in posizione panoramica di straordinaria bellezza il Santuario di Monte Castello e tutto un percorso storico relativo alla Prima Guerra Mondiale, collocato sulla carreggiabile militare che corre sul ciglio di seicento metri di scogliera a picco del lago. Un luogo in cui fu realizzato il grande appostamento di Monte Cas, dotato di cannoni disposti in modo da tenere sotto tiro l’intera vallata.
Nel 1915 infatti i territori tra Toscolano e Gargnano erano le ultime località importanti della riviera ad essere raggiunte da una strada di significativa comunicazione. Da qui in poi la costa è per km costituita da un’alta parete rocciosa quasi verticale. Le comunicazioni verso le località dell’entroterra proseguivano mediante una rete di mulattiere, mentre i collegamenti con Limone, dove si trovava il confine con l’Austria, erano assicurati esclusivamente dalla navigazione. Noi andremo a visitare le postazioni italiane della Grande Guerra sulle pendici del Monte Castello, da cui si può ammirare gran parte della sponda opposta, come l’imponente massiccio roccioso del Monte Altissimo, e non solo.
Ci sposteremo poi, il giorno seguente, ad est del lago, dove si trova una vera e propria dorsale montuosa che si estende da nord-est verso sud-ovest per circa 40km, con una larghezza media di circa 10km e diverse cime superiori ai 2000 m. Il lungo isolamento geografico, la possibilità di incroci fra le varie specie ed altre favorevoli condizioni hanno permesso l’insediamento di vari endemismi, ovvero la selezione di specie animali o vegetali che si trovano circoscritte in zone determinate e localizzate.
Nello specifico, saremo in Trentino, sul sentiero che segue i bassi pendii del M.Baldo, nella zona di Nago di Torbole, adatto per i più grandi ed i più piccoli. Superate le laste e le Marocche di Nago, estese pietraie risalenti a 15.000 anni fa , il percorso passa su gradini d’acciaio in discesa (per un totale di quasi 400 gradini), per così trovarsi su un vero e proprio balcone panoramico sospeso sul Blu dell’Alto Garda, tra fenomeni carsici e vegetazione tipica benacense.
Panorami che si aprono all’improvviso dopo aver attraversato un bosco di latifoglie, è come se ci permettessero, da un momento all’altro, di prendere coscienza del nostro corpo, di percepirsi, di sentire il vento sulle gote, di perdersi con lo sguardo tra le sfumature del cielo, di svegliarsi dal torpore che a volte ci avvolge nella quotidianità e, come una doccia fredda, ci riportasse al mondo reale e ci sussurrasse di rimanere sempre un po’ bambini dentro per continuare a vedere la Bellezza (con la B maiuscola) che ci circonda.
Questo semplice giro offre una passeggiata a sbalzo sul lago di Garda, è un sentiero unico nel suo genere la cui vista spazia dal versante trentino a quello lombardo, dove sembra quasi di volare!
Il Garda offre inoltre un’eccellente varietà di prodotti enogastronomici locali, per citarne alcuni:
Il vino Lugana, che prende il nome dalla frazione di Lugana di Sirmione, viene prodotto nel basso Garda, su di un terreno argilloso tipico di quest’area, derivante dalle azioni dell’antico ghiacciaio benacense. Un vino fresco, minerale e persistente, perfetto da abbinare con aperitivi, formaggi, antipasti, pasta con sughi elaborati, ma soprattutto con il pesce di lago.
Tra i primi piatti vi consiglio i Tortellini di Valeggio ed i Capunsèi; i secondi sono degli gnocchi fusiformi tipici delle colline moreniche del Garda a base di pangrattato, uova, burro, aglio, cipolla, sale e pepe. Ogni famiglia poi ha in aggiunta il proprio ingrediente segreto: a Solferino ad esempio vengono sbriciolati nell’impasto anche gli amaretti. Una volta cotti, vengono serviti con burro fuso, salvia e parmigiano grattugiato (o grana).
Per quanto riguarda i secondi ovviamente non si può non provare il pesce di lago! Uno dei pesci che preferisco e che mi sento di consigliarvi è il Lavarello (o Coregone), dalla carne morbida, per niente grassa, digeribile e dal gusto molto delicato. Una delle ricette utilizzate è quella in cui i lavarelli vengono infarinati e fatti rosolare in padella con un filo d’olio del Garda, insieme a sedano, carote, cipolle e zucchine. Il tutto sfumato con un po’ di vino bianco, e con l’aggiunta di un pizzico di sale e pepe a piacere. Assolutamente da provare!
Oltre al petto d’anatra, magari all’arancia, si può trovare il carpaccio d’oca, leggero e allo stesso tempo gustosissimo in tutte le stagioni, e, per i periodi più freddi invece ottima è la Pearà, una salsa preparata con pane raffermo, midollo di ossa di bue, brodo e pepe in abbondanza, che va ad accompagnare i bolliti di carni miste.
Non può mancare la Formaggella di Tremosine, un formaggio a pasta morbida, dal sapore fragrante e dal profumo delicato delle essenze dei prati di montagna.
I Limoni del Garda, portati dai frati del convento di San Francesco di Gargnano nel XIII sec., vennero coltivati nelle Limonaie, delle strutture a più ripiani collegati da scale di pietra, chiuse da una massiccia muraglia, tutt’oggi ancora presenti nell’architettura paesaggistica locale, tra Gargnano e Limone del Garda. Una vera testimonianza del passato, oggi visitabili, grazie al loro recente ripristino. I limoni vengono usati sia per condire piatti locali, sia per produrre limoncini o delle deliziose crostate.
Il Garda è davvero un luogo diversificato e ricco di meraviglie da scoprire!
Impossibile parlarne in modo approfondito in un unico articolo… ;)
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