“Vai Girardengo vai grande campione nessuno ti segue su quello stradone…”
Impossibile parlare di bicicletta da corsa senza ricordare i momenti legati al ciclismo epico che è così fortemente connesso alla storia della bicicletta. Quando si parla di ciclismo e delle sue origini è inevitabile fare riferimento alle forme più classiche dei telai in acciaio con il tipico manubrio ricurvo e ruote sottili che volano veloci su infinite lingue di strade sterrate e asfalto. La bicicletta della corsa è sinonimo di ricerca della velocità, del muoversi in maniera efficiente sfruttando al meglio la forza muscolare e di distanze da coprire con il sudore della fatica e l’emozione di discese veloci tra le più spettacolari montagne e vallate.
Volendo analizzare le componenti di una bicicletta da corsa possiamo riassumere il tutto nei seguenti elementi: il telaio, il sistema di trasmissione, lo sterzo, le ruote e i freni. Il telaio è l’elemento portante, tipicamente caratterizzato da una geometria triangolare in grado di conferire più rigidità e resistenza alle deformazioni. Il sistema di trasmissione è forse la parte più affascinante se si pensa alle molteplici soluzioni evolutive inventate nei decenni. È formato dalla combinazione di pedali e pedivelle, movimento centrale, corona catena e pignoni. Le prime biciclette non possedevano alcun tipo di cambio, e ancora oggi alcuni modelli di bicicletta non hanno il cambio perché hanno solo due corone, una anteriore e una sola montata sulla ruota posteriore.
Oggi le biciclette da corsa più tecnologiche sono equipaggiate di cambio elettronico e 12 corone montate sul mozzo della ruota posteriore che permettono di affrontare le più ripide salite. Il fascino dell’andare in bicicletta colpisce tutti e c’è chi, grazie all’avvento della bicicletta pedalata assistita, è potuto ritornare a considerare la possibilità di tornare in sella. L’avvento di questa tecnologia che ha spopolato tra le mountain bike sta prendendo piede anche tra le biciclette da corsa. Esistono infatti diversi modelli di bicicletta da corsa a pedalata assistita. Anche il turismo legato alla bicicletta da corsa ha la sua fetta di mercato: pensiamo ai tour operator che organizzano settimane in bicicletta per turisti che arrivano da ogni parte del mondo per pedalare gli itinerari mitici della storia del ciclismo italiano d’oltralpe. Il territorio di Ponte di legno è baricentrico rispetto ad alcune delle salite più spettacolari di tutto l’arco alpino, quella del Passo Gavia, il Passo del Tonale e il Passo del Mortirolo.
La salita del Passo Gavia dal Versante di Ponte di legno è senza dubbio la più prestigiosa e spettacolare con i suoi 17km e i 1400m di dislivello positivo. E’ stata molte volte parte del percorso del Giro d’Italia e Cima Coppi (il punto più alto raggiunto dai corridori durante la manifestazione). La salita è calcolata dall’area camper di Pontedilegno e si sale verso Santa Apollonia per circa 4,5km su una pendenza media del 6,2%. Da qui le pendenze aumentano e per 8,5km, fino all’imbocco della galleria, la pendenza media è dell’ 8,5% con punte del 14%. Una volta usciti dal bosco il panorama è spettacolare e lo sguardo percorre le creste più selvagge del gruppo del Pietrarossa, del Gavia, Gaviola e Caiole, si domina la vallata sottostante e prendono sempre più corpo, man mano che si sale i ghiacciai del gruppo dell’Adamello . Novità di questo anno il nuovo manto stradale dell’ultima parte della salita.
Uno degli itinerari ad anello che combina una difficoltà media e un alto livello panoramico è quello che permette di arrivare al Passo del Mortirolo dal versante di Trivigno. Lungo circa 90 km con un dislivello positivo di 1700 m. partendo da Pontedilegno si giunge a Edolo seguendo la statale o la ciclabile. Da quì si imbocca la salita che porta verso il l’Aprica. L’asfalto in buono stato e, una volta superato il primo strappo di circa 1 km fino alla località, le pendenze si mantengono costanti con una media del 3,5% lungo i 14 km che separano Edolo dall’Aprica. Appena prima di raggiungere il Passo, in località San Pietro in Aprica, si trova l’indicazione sulla destra per Trivigno e Passo del Mortirolo. Da qui le pendenze diventano più impegnative per i primi km. per poi diventare più simili a quelle percorse in precedenza: 10 km con una pendenza media del 5,2%. Si costeggia la riserva naturale di Pian di Gembro per poi raggiungere gli alpeggi dell’abitato di Trivigno.
Per il Mortirolo ci sono ancora 17 km e un dislivello positivo di soli 220 m. Il peggio è passato e l’itinerario ci porta percorrere con facilità il traverso sotto il Monte Padrio per poi raggiungere il passo di Gùspesa fino al Mortirolo 1852 mt.. Da qui si scende a Monno e non resta che percorrere l’ultima salita di giornata che da Incudine riporta a Pontedilegno. Vi aspettiamo per percorrerli e scoprirli insieme.