La scoperta
Ho conosciuto Creta diversi anni fa e da allora non l’ho più lasciata.
Ogni qualvolta atterro o sbarco …è fantastico sbarcarci dopo una nottata di navigazione partendo dal mitico porto del Pireo ad Atene …su questa terra mi sento a casa. E come si dice:
“casa è dove ti senti a casa”
Sin da quando ho iniziato a vivere questa isola, geograficamente confine o meglio cerniera tra Oriente ed Occidente, ho pensato che questa sia terra di cammino, di scoperta, di incontro e di incontri, di tempi e di spazi, di bellezza.
Ho cercato itinerari diversi, ma più che cercarli sono stati loro a venirmi incontro, quando ho incominciato ad amare Creta, essa a me si è data con generosità, opulenza, semplicità.
Ho scoperto quest’isola anno dopo anno ma ora è il tempo di condividere quanto questa terra mi ha dato ed ancora mi potrà dare: “la felicità non è tale se non è condivisa” diceva qualcuno.
La civiltà minoica
Civiltà minoica è il nome dato alla cultura cretese dell’età del bronzo sorta approssimativamente dal 2000 a.C. al 1450 a.C. ; solo successivamente, la cultura micenea greca divenne dominante.
Questa civiltà, chiamata minoica in riferimento al mitologico re cretese Minosse, fu riscoperta tra il 1901 e il 1905, principalmente attraverso il lavoro dell’archeologo britannico Arthur Evans.
Come i minoici chiamassero effettivamente loro stessi è del tutto sconosciuto. Il termine, derivato dal mitologico re Minosse, fu coniato appunto dall’archeologo britannico.
Come disse Will Durant nel 1939, la Creta minoica assunse un ruolo importante, letteralmente prese il suo posto nella storia , come
“il primo anello nella catena europea”.
La vantaggiosa posizione geografica dell’isola infatti favorì il sorgere della prima civiltà mediterranea e di un fiorente impero marittimo che dal Mare Egeo controllava una rete commerciale che raggiungeva l’Egitto, la Fenicia (Libano), le regioni a nord del Mar Nero e l’Occidente tanto da esercitare una vera e propria talassocrazia.
Le prime tracce concrete di vita umana sull’isola di Creta risalgono all’epoca Neolitica. La più antica attestazione di abitanti su Creta sono i resti di ceramica neolitica risalente approssimativamente a 7000 a.C.
Durante il Neolitico avviene l’introduzione della viticoltura e dell’olivicoltura, evoluzione di grande importanza visto che l’eccedenza alimentare porterà poi all’introduzione di sistemi di stoccaggio che col tempo condurranno, verosimilmente, all’istituzione palaziale.
L’inizio dell’età del bronzo a Creta, intorno al 2600 a.C., coincide con la graduale trasformazione in importante centro di civiltà.
I minoici furono commercianti un popolo impegnato nel commercio marittimo. La loro cultura, dal 1700 a.C. in poi, mostra un alto grado di organizzazione e i loro contatti culturali toccavano punti lontani dall’isola di Creta — come l’antico regno egiziano, le miniere di rame di Cipro e le coste siriache e anatoliche.
L’influenza della cultura minoica indica un’orbita che non si estende solo attraverso le Cicladi (la cosiddetta Minoicizzazione), ma anche in località dell’Egitto e a Cipro. Opere in muratura del tardo minoico I (TMI) sono state osservate ad Amman. Inoltre, nelle pitture delle tombe del XV secolo a Tebe un numero di individui sono stati distinti all’apparenza come minoici, in relazione ai doni. Iscrizioni documentano questo popolo come proveniente da Keftiu, o dalle “isole nel mezzo del mare”, e possono riferirsi ai mercanti che portano doni o a funzionari di Creta.
Molti storici ed archeologi credono che la civiltà minoica fu coinvolta nell’importante commercio dello stagno, nell’età del bronzo, dato che, lo stagno legato al rame apparentemente proveniente da Cipro, veniva usato per fabbricare il bronzo.
Il declino della civiltà minoica e la conseguente cessazione dell’utilizzo di strumenti in bronzo a favore di quelli in ferro sembra essere correlato.
Creta
Creta è energia, che assorbi lentamente mentre ti lasci prendere da quanto ti accade attorno, mentre ti lasci scivolare quasi inconsapevolmente tra le sue braccia, mentre senza pensarci chiudi gli occhi per esserne parte completamente e sentire che finalmente puoi stare bene
Gli abitanti dell’isola dicono “sigà sigà”, ossia “piano piano”, e SIGA’ SIGA’ è la loro filosofia di vita, è il loro modo di accogliere in ogni momento tutto ciò che questa terra dona: il mare cristallino, la straordinaria apertura delle persone, gli spazi ampi e i silenzi pieni.
Ed è così, piano piano, passo dopo passo, che ho scoperto (e vi porterò a scoprire se vorrete…) luoghi ove contemplare panorami meravigliosi dalle cime di un’isola che senza soluzione di continuità è mare profondo ed immenso ed al contempo montagna aspra e totalizzante.
Il Corpo e L’Anima nel cammino si ristorano in piccole chiese lontane da tutto e tutti, intrise di un sacro nutrito costantemente da una fede ed una devozione ancora presenti e vive
E poi l’arte dell’incontro: nei cammini la scintilla scocca ad ogni sguardo e seguendo i nostri passi incontreremo chi questa terra la vive e la nutre, chi questa terra la rende pulsante poiché l’accoglienza è parte della loro stessa essenza
“Il mio nonno materno, in un villaggio di Creta, ogni sera prendeva la lanterna e faceva il giro del villaggio per controllare che non fosse arrivato qualche straniero; nel caso lo portava a casa, gli dava da mangiare e da bere a volontà, poi si sedeva sul divano, accendeva la lunga pipa turca e si rivolgeva all’ospite – per lui era giunta l’ora di pagare – e gli ordinava “Parla !” e l’ospite “Cosa vuoi che dica vecchio Mustoghiorghis ?”
Lui “Chi sei, che cosa sei, da dove vieni, quali paesi hanno visto i tuoi occhi? Devi dire tutto! Avanti Parla !”tratto da: “Zorba il Greco” – N.Kazantzakis
E poi i suoi paesaggi : le tre catene montuose i Lefka Ori (Monti Bianchi) ad Ovest, il massiccio centrale dello Psiloritis (la cima più alta) ed infine ad est i Monti Dikti che separano o uniscono la selvaggia brulla straordinaria costa sud al cuore dell’isola, e poi le gole (Samaria Gorge su tutte – patrimonio UNESCO) che come coltelli tagliano da nord a sud questi massicci montuosi per sfociare al mare; ed ancora le valli con i borghi sperduti in cui fermarsi per almeno qualche ora a pranzo sotto pergole di vite abbarbicate a platani millenari e tra un dakos ed un bicchiere di krasì (preferibilmente romeiko o malvasia di Candia) tra mezé (antipastini vari) di dolmadas innaffiati da frequenti raki aspettare che il tempo passi dolcemente e la lentezza si impossessi di te.
Una regione: Sfakia
L’aspetto di Sfakia è dirupato e duro; una costa affacciata a sud ed incisa da gole spaventose; che si innalza ripida dall’azzurro mar libico e sale per 2500 mt sino alla sommità dei Monti Bianchi i famigerati Lefka Ori. Qui niente è facile, la pesca lungo le coste rocciose è imprevedibile, portare al pascolo pecore e capre sugli alpeggi isolati affatto semplice.
La storia che raccontano di se stessi gli abitanti di Sfakia racchiude perfettamente la loro personale mitologia.
Quando Dio creò il Mondo, fu particolarmente gentile con il popolo di Creta per il quale ebbe sempre un debole. Gli ulivi furono il suo dono al popolo di Sitia e Selinos, agli estremi orientali ed occidentali dell’isola, agli abitanti delle pianure a Settentrione offrì uva e vino, a quelli di Amari i fichi succulenti e le ciliegie.
Ed ecco fatto !! Dio guardò la sua opera e vide che era buona
“Ehi Signore !” si lamentarono gli abitanti di Sfakia, presentandosi davanti al suo trono arrabbiati ed armati fino ai denti come al solito “ed a noi cosa tocca oltre a queste aride rocce che hai scaricato nel nostro angolo ?”
Dio si lasciò scappare un mezzo sorriso e fece cenno agli sfakioti di avvicinarsi
“Ascoltate” disse loro ”ma non vedete, matti che non siete altro ? Voi ve ne state seduti qui tra le vostre rocce mentre la brava gente di Sitia e Selinos coltiva i suoi ulivi, quelli del nord i loro vigneti e gli uomini di Amari i loro alberi da frutto, sedete immobili e silenziosi con le vostre pance vuote finché ogni altro luogo di Creta avrà avuto il suo raccolto. A quel punto” concluse Dio “voi sfakioti potrete correre giù e prendervi tutto!”tratto da: “Lo scalino d’oro” – Christofer Somerville
Storicamente grazie alle sue montagne quasi inaccessibili ed all’inespugnabile lontananza, Sfakia è stata il centro principale di resistenza agli invasori; si nota ancora un forte orgoglio locale nei racconti dei comandanti ribelli sfakioti: … Kandanoleon e la sua morte per impiccagione per mano dei crudeli veneziani, a quelli su Daskalogiannis, che aveva osato sfidare il pasa turco di Iraklio
Sfakia sarà terra per i nostri cammini, polvere sui nostri calzari, acqua di mare sulla nostra pelle e sole, tanto sole
Conclusioni
Creta con la sua gente e la sua storia millenaria, occhi profondi e scuri
Istinto, Creta è puro istinto, Creta è bellezza selvaggia, come il blu cobalto di quel Mar Libico che si infrange lungo spiagge su cui naufragare
Creta è terra di profumi, terra scalfita , Creta con le sue distese infinite di olivi, i vigneti secolari e le coste battute dal vento e ricoperte di un timo selvatico il cui aroma intride la pelle e dona un miele lieve al palato e sapido di mare.
Essenza, Creta non ama il superfluo, tutto è pieno, denso, puro, senza mezze misure.
Questo paesaggio cretese somigliava alla buona prosa: ben lavorato, sobrio, esente da ornamenti superflui, forte e misurato. Esprimeva con i mezzi piú semplici la sostanza. Non divagava, non accettava di utilizzare alcun artificio, alcuna retorica; diceva quello che aveva da dire in modo austero. Ma tra le sue linee severe potevi distinguere in questo paesaggio cretese una sensibilità e una tenerezza inaspettate – nelle cavità riparate dal vento profumavano i limoni e gli aranci, e dal mare sconfinato si riversava un’inesauribile poesiatratto da: “Zorba il Greco” – N.Kazantzakis
Ecco se tutto questo ti risuona dentro ti aspettiamo a vivere insieme un tempo
Arrivi a Creta ed il tempo è CHRONOS, conosci Creta ed il tempo è KAIROS
Tornerai e ti saranno sembrati 1000 giorni, perché a Creta il tempo si distende