Dopo quasi un mese di isolamento forzato…beh…eccoci qua.

Per alcuni non è stato purtroppo solo una quarantena, ma anche un momento doloroso: chi ha perso amici, parenti, affetti, chi è stato vicino, seppur virtualmente, a conoscenti che hanno sofferto, ed hanno vissuto un po’ il lutto a loro volta. Chi ha smesso di lavorare ed ha avuto perdite economiche e chi purtroppo dovrà aspettare ancora dei mesi prima di rivedere una vera ripresa della propria attività o mansione lavorativa. I più fortunati hanno vissuto “solo” una situazione d’isolamento, magari insieme alla famiglia o al/alla compagno/a, lavorando comunque da casa. Chi in appartamento, a guardare la bellezza del cielo oltre il vetro della finestra, chi dal giardino o dal boschetto dietro casa (fortunelli questi ultimi!).

Un pensiero di gratitudine va inevitabilmente a tutti coloro che stanno lavorando duramente giorno dopo giorno, con anima e corpo per salvare vite umane, a chi si è reso disponibile per non far mai mancare i beni di prima necessità o chi ha messo in piedi progetti di volontariato e solidarietà incredibili.

Ognuno a proprio modo sta vivendo questo periodo che possiamo definire “irreale”.

A tutti voi va il nostro pensiero: oltre ad aver fatto dei sacrifici o ad esservi sentiti un po’ scomodi dentro a quelle quattro mura siete riusciti ugualmente a trovare il buono in voi stessi, negli altri, all’interno della vostra casa.
Vi siete guardati dentro e avete assaporato un po’ il piacere della Riscoperta: di un vecchio hobby e dei piccoli gesti verso chi era accanto a voi fisicamente o affettivamente.
Perché sì, il nostro mondo si è rimpicciolito all’improvviso ma finalmente siamo riusciti a rallentare, a guardare quello che ci circonda con attenzione, a notare i particolari e tutto ciò che prima vedevamo solo distrattamente.
Abbiamo ascoltato il silenzio nelle piazze e nelle strade e abbiamo avuto lo spazio per tornare a riflettere e a pensare.
Abbiamo scoperto la fragilità di un sistema di cui siamo partecipi.

E quello che ci chiediamo è…

Tutto questo che cosa ci ha lasciato?
Siamo gli stessi di un mese fa o qualcosa in noi è inevitabilmente ed irreversibilmente cambiato?
Possiamo dire forse che siamo sempre noi, ma con delle nuove consapevolezze, delle nuove priorità, magari con dei nuovi progetti, con una nuova forza interiore?

Robert Anthony De Mello diceva:

“Quando diventa più difficile soffrire che cambiare…cambierai.”

L’emergenza ha mostrato che le nostre radicate abitudini possono cambiare in breve tempo, come pure le nostre vite possono trasformarsi radicalmente in poche ore, in peggio ed in meglio. E’ proprio questo “meglio”, che dobbiamo saper preservare e valorizzare.

Quello che abbiamo pensato, in questo mese, è quanto sia importante preservare la vita, la quale, che ci piaccia o no, è strettamente correlata con l’ambiente che la circonda.
La vita esiste perché l’ambiente in cui è inserita glielo permette.

Ogni pensiero a riguardo che avevamo prima di questo momento, ha trovato ancora una più forte e radicata conferma. La scelta di diventare guide ambientali escursionistiche è stata dettata da questo principio:
il grande desiderio di trovare un contatto costante con la natura e di poter trasmettere questo rispetto e questa passione a tutte le persone che vogliono avvicinarvisi.

La natura, che va preservata sia quando si è in passeggiata in un bosco, sia ogni giorno della nostra quotidianità (in città, al lavoro, a casa…), infonde benessere.

Quando riconquisteremo la nostra libertà, potremo nuovamente uscire e dirigerci verso i parchi, le campagne, i sentieri, i boschi… noteremo quello che abbiamo sempre dato per scontato:
ogni piccola cosa reale che sta accanto a noi contiene parti immense di universo.

Osserviamo una corteccia di un albero o una foglia… guardiamoli bene, vedremo nervature e linee che assomigliano tanto a quei sentieri e a quei cammini che abbiamo intrapreso poco tempo prima e che ora ci mancano. Seguiamo lo scorrere dell’acqua di un ruscello e ci chiederemo dove possa essere la sua sorgente e come si possa fare per preservare la sua acqua cristallina. Osserviamo un’ape che si appoggia su di un fiore e comprenderemo che la sua piccola grande azione d’impollinazione fa in modo che le piante possano produrre i frutti che ci nutriranno.

Il camminare ci permette di ritrovare il vero legame con l’ambiente e la natura.
Lo sentiamo sulla pelle, nei muscoli, nel respiro, i nostri occhi è come se fossero impegnati in un abbraccio costante.
Abbracciare con lo sguardo è un atto insolito ma possibile, soprattutto quando si capisce che quello che ci circonda è prezioso.

Camminare nel silenzio, presuppone una predisposizione all’ascolto dei suoni a cui prima non facevamo caso: il silenzio è rara unicità, come pure lo è l’incontro con l’altro, il camminare insieme verso una stessa meta, la vetta o il rifugio, ad esempio.

  Camminare nella natura presuppone essere consapevoli che non tutto sarà facile: bisogna uscire dalla propria comfort zone per immergersi in una realtà in cui non si troveranno comodità, ma grandi e piccole sfide che ci faranno crescere, serve spirito d’adattamento e una grande voglia di andare oltre, per porsi con maggior consapevolezza e comunicare con maggiore profondità, ad ogni nuovo passo. Serve a saper affrontare gli imprevisti e a tornare un po’ più forti di prima.

Per poter camminare nella natura occorre essere ben equipaggiati ma anche essenziali. L’essenziale è ciò che porteremo negli zaini, liberare le nostre menti dal superfluo è ciò che ci renderà meno pesanti dentro, più sereni.

Camminare in diversi luoghi è un arricchimento per il corpo e l’anima ma anche per la mente: scoprire nuovi luoghi e tradizioni è ciò che ci fa comprendere che la nostra realtà non è l’unica possibile e ci fa capire come quelli che credevamo fossero “problemi” o “difficoltà” siano superabili e affrontabili semplicemente guardandoli da un punto di vista differente, letteralmente da un’altra angolazione.

La natura non deve essere vista come ciò che ci impedisce di vivere agiatamente, piuttosto come la nostra vera casa, l’ambiente verso cui la nostra vita protende, una compagna accanto cui camminare e costruire parallelamente il proprio percorso. La nostra vita è in simbiosi con il nostro habitat, si tratta di un legame arcaico e prezioso, che non può e non deve venir meno.

Oggi, ancor più di prima, pensiamo che con un po’ di sforzo tutti noi siamo in grado di cambiare le cose in meglio: serve determinazione, volontà, costanza, ma anche fantasia, divertimento e un pizzico di follia.

In questo momento in cui il futuro sembra incerto, bisogna avere il coraggio e la responsabilità di fare piccole e grandi scelte per il domani, che preservino l’ambiente e di conseguenza la nostra vita e quella degli altri. Riconciliarsi con la terra, a partire dalle nostre località, rispettarla durante il nostro lavoro e attribuire dignità a chi s’impegna per farlo devono essere le nuova fondamenta per preservare la salute di tutti, interesse primario ed essenziale del mondo intero.

A presto,

ITrekITaly Team

ITrekITaly Team